[audio:http://www.fileden.com/files/2007/6/28/1218975/song.mp3|autostart=yes|bgcolor=0x000000]

Leggi prima:
Primo capitolo “Christmas Present”
Secondo capitolo “The end of this Chapter”



La neve cadeva fitta, tinteggiando la città di un soffice e candido bianco.
Un uomo pedalava con la sua bicicletta, una mano sul manubrio mentre l’altra reggeva un ombrello per ripararsi, seppur con scarsi risultati.
La sua testa era bassa per evitare che la neve gli offuscasse la vista, ma di tanto in tanto la sollevava per controllare la strada dinnanzi a sé ed evitare così possibili incidenti.
Un velo di malinconia fluttuava su di lui, malinconia mista a nostalgia.
Non aveva più nessuno accanto, più nessuno.
La madre era morta suicida gettandosi dal tetto della sua abitazione, uno dei suoi due fratelli era uscito di senno e avevo ucciso la moglie, completando l’opera togliendosi la vita con un colpo d’arma da fuoco alla tempia.
L’altro fratello non lo vedeva da anni ormai, dal giorno in cui decise di trasferirsi a Londra.
La loro famiglia era stata distrutta giorno dopo giorno, e allo scoccare di ogni Natale le sofferenze accumulate durante tutto l’anno si facevano sempre più intense.
Gli alberi ricoperti da quel freddo mantello bianco rendevano la città più pulita, più silenziosa, più romantica.
Il Natale era passato da due settimane ormai, e quasi tutti i negozianti iniziavano a smontare luci, le insegne, i cartelloni pubblicitari e qualunque addobbo natalizio.
Parcheggiò la bici sotto casa, chiuse l’ombrello ed iniziò a salire le scale, le stesse scale che molti anni prima faceva di corsa tornando da scuola, le stesse scale su cui era cresciuto.
Quelle scale che ora gli mettevano una grande inquietudine addosso.
La casa di sua madre era rimasta chiusa per tutti quegli anni, nessuno voleva avvicinarsi tanto a quella che sembrava essere la fonte di una grande sofferenza.
Tutto era ancora come quella notte: piatti sporchi in cucina, il cestello dei vestiti da lavare ancora pieno, cianfrusaglie sparse sul pavimento del salotto.
Le tapparelle abbassate rendeva l’aria quasi spettrale, mentre il vento che entrava da una finestra aperta sventolava la tenda bianca dinnanzi a lui.
Perché aveva deciso di andarci? Cosa lo aveva spinto a tornare in quella casa dopo così tanto tempo?
L’occhio gli cadde sul tavolino al centro della sala da pranzo, dove una risma di fogli di carta scritti al computer era messa in evidenza dalla copertina giallo fosforescente.
“La mia famiglia, la mia guerra, la mia vita”
Il titolo lo costrinse ad avvicinarsi per venire a conoscenza di qualcosa che mai si sarebbe aspettato.
Quella era la loro storia scritta in un libro. Nomi diversi, stesse vicende.
Il sogno di sua madre era sempre stato quello di diventare famosa, qualcuno di importante, e per la fama avrebbe persino venduto la sua intera vita ad una casa editrice qualunque.
Avrebbe persino distrutto la vita dei suoi familiari, gli ultimi che le restavano.
Il libro finiva con il suo suicidio, come era poi accaduto realmente.
Fortunatamente nessuno era venuto a contatto con quel testo prima di lui, sarebbe stata la fine di quella vita, la fine della normalità, o almeno ciò che lui definiva tale.
Anche una cena in famiglia può essere definita normale, anche una promozione inattesa. Era come se qualcuno lo avesse privato delle cose più ordinarie della vita.
Cosa ne avrebbe fatto di tutti quei fogli, era ancora un mistero, persino per lui.
Ci avrebbe pensato se e quando ce ne fosse stato bisogno.
La neve nel frattempo aveva iniziato a cadere ancora più fitta, rendendo impossibile la circolazione stradale; per questo iniziò a camminare, lasciando lì la sua bicicletta.
L’ombrello chiuso e la testa rivolta verso terra mentre quei fiocchi bianchi gli bagnavano la testa e la giacca.
Camminava e allo stesso tempo ascoltava il rumore dei suoi passi calpestare quella soffice neve che si era depositata sull’asfalto. L’unico rumore che potesse essere udito nelle vicinanze.
Le luci del giorno stavano lentamente calando, i lampioni iniziarono ad accendersi ed i negozi ad abbassare le serrande.
Una normale giornata d’inverno era ormai conclusa, mentre un’altra si apprestava a nascere.
Quel libro era protetto dal calore della sua giacca, per evitare di danneggiarlo ulteriormente, più quando il tempo non avesse già fatto.
Era come se stringesse al petto parte del suo passato e per questo iniziò a pensare.
Non lo faceva spesso, era solito dire che i pensieri sono i nostri peggiori nemici, che ci distruggono e che non ci fanno vivere serenamente.
Però che strana cosa.. ci si riesce a spostare di anni e anni rimanendo sempre nello stesso luogo, provando le sensazioni di allora… Solo pensando.
Il Natale in cui sua madre morì fu il primo, forse l’unico, a dargli una scossa di vita, quasi la sua morte fosse qualcosa che dovesse compiersi già da tempo.
Continuava a camminare, mentre nella sua mente riviveva l’ultimo Natale passato a casa.
L’albero addobbato, il presepe, la luce a forma di stella, quel babbo natale che incuteva falsa allegria cantando “Jingle Bells”, sua madre in cucina a preparare il tacchino ed i biscotti come era solita fare in quel periodo.
Aveva ragione suo fratello sotto questo punto di vista, tutte cazzate. La sola cosa che avrebbe desiderato a Natale era la felicità. Non si trova nei supermercati né tanto meno su internet.
La felicità è un dono che spetta a tutti, prima o poi. Quando sarebbe arrivato il suo momento?
Ormai completamente bagnato, raggiunse la sua abitazione, la casa dove abitava ormai da qualche anno.
Aprì la porta, con l’intenzione di sedersi davanti al camino per asciugarsi, ma la vista di una persona lo fece sobbalzare, una persona che mai avrebbe pensato di vedere o di poter riabbracciare… suo fratello.
Lunghi attimi di silenzio, lunghi sguardi.
Aveva ancora quel libro in mano, e dopo una breve occhiata glielo porse, aspettando un suo consiglio sul da farsi.
Anche lui rimase esterrefatto della perfezione con cui sua madre descriveva il loro passato, della mancanza di rimorsi e della sua uscita di scena.
Per tutto quel tempo quello scritto era rimasto su quel tavolino, in quella casa ormai lontana dal mondo.
Vivevano ormai entrambi aggrappati ad una corda, incapaci di salire più in alto.
Era come se quel giorno una forza invisibile li avesse condotti entrambi lì.
Il futuro dipendeva da loro e.. da quel libro. Sarebbero riusciti a salire o sarebbero caduti irrimediabilmente verso il basso?

«Nostra madre, nostro fratello… Sono morti entrambi, ma sai una cosa? Non mi mancano, non ho pianto al loro funerale, anzi. È come se io fossi un puzzle con dei pezzi mancanti e quei due avvenimenti non avessero fatto altro che riempire due spazi vuoti.
Cos’è che ci lega ancora a quel passato? I ricordi forse? No, entrambi sappiamo che i ricordi sono la prima cosa che vorremmo cancellare.
Questo libro è formato dai pensieri di nostra madre, la madre che tanto abbiamo odiato e per colpa della quale abbiamo avuto una vita d’inferno e siamo stati meglio solo dopo la sua morte.
Questo è l’ultimo legame con il passato»

Non disse altro, prese il libro e lo gettò nel camino, mentre le fiamme bruciavano una piccola parte di loro, forse la parte di cui si sarebbero liberati molto volentieri.
I fogli scoppiettavano, mentre tutto andava in cenere, mentre il mondo tornava indietro come fa una cassetta dopo aver premuto il tasto “rewind”.
Sì, avevano distrutto la fonte della sofferenza, ma allo stesso tempo avevano formato delle solide basi per un nuovo futuro.
Dei semplici fogli, dei semplici pensieri, solo questo era il legame con la tristezza passata.
Si dovrebbero aspettare anni per vedere anche delle minime differenze ma, come ho già detto, con il pensiero si può andare dovunque.
Andiamo avanti di qualche anno, andiamo a controllare di persona. Entriamo nelle vite degli ultimi superstiti di questa famiglia.
Vivono vicini, finalmente, entrambi con un vero amore accanto, con una vera famiglia e finalmente in grado di passare un vero Natale.
Non sono cambiati in volto, o nella corporatura, ma nonostante questo potrete incontrarli per strada e fare fatica a riconoscerli.
Questo perché sono felici, e la felicità ci cambia.

Ci cambia in meglio.

 

Potrebbe anche interessarti...

1 commento

  1. Bellissima come ogni cosa che scrivi…. Complimenti 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.