Mi hanno preso, merda!
Lo sapevo che prima o poi la mia brutta abitudine di fidarmi di tutti mi si sarebbe rivoltata contro… Mi sono esposto pensando che si potesse trovare una soluzione, un accordo, una trattato di pace, ma invece…
Perdo sangue da tutti gli arti e, come se non bastasse, poco distante c’è quel fottuto bastardo che mi guarda.
Nei suoi occhi risplende la voglia di violenza, di morte, e sono sicuro che se solo partisse all’attacco, beh, si potrebbero contare sulle dita le ossa che mi rimarrebbero intatte, e sicuramente la mia sagoma rimarrebbe stampata sul pavimento in modo indelebile.
Tento di muovermi , ma inizio a provare un dolore lancinante agli arti inferiori, sicuramente qualche ossa deve essere già rotta.
Un lamento strozzato esce dalla mia bocca, un lamento quasi impercettibile, ma lui pare sentirmi e mi rivolge un sorriso malefico.
Cosa ho fatto di male da meritarmi tutta questa sofferenza?
Sì, ho rubato, mi sono introdotto in un’abitazione estranea per appropriarmi di beni che non mi appartenevano, ma cosa d’altronde? Un po’ di cibo per far sopravvivere la mia famiglia.
Ce l’avranno anche loro una famiglia, devono capirlo cosa vuol dire morire di fame, ma nonostante questo resto bloccato in questa casa senza possibilità apparente di uscirne vivo.
Mi stanno privando di tutto ciò che ho di più caro al mondo: la vita e la possibilità di fare qualcosa di buono per l’umanità, anche se questo significhi semplicemente combattere per la sopravvivenza, giorno dopo giorno.
In un lampo il mio sguardo va oltre, e solo ora noto la finestra spalancata.
Ciò che entra DEVE in ogni caso poterne uscire e quella finestra farebbe proprio al caso mio.
Ma come posso anche solo tentare se quello stronzo rimane lì, fermo immobile vicino al camino con gli occhi puntati dritti su di me, scrutando ogni mio movimento?
Basterebbe un passo falso per dare il via al massacro… Cerco di non pensare a cosa potrebbe accadere, ma le immagini iniziano a passarmi davanti agli occhi, immagini crude, immagini che rendono lucidi i miei occhi e che iniziano a far sgorgare le lacrime.
Sono troppo giovane per morire, non ho mai detto alla mia amata quanto fosse importante per me, non ho mai portato i miei figli in giro per la città, non gli ho insegnato a riconoscere i pericoli…
Non voglio morire, ma allo stesso modo non voglio vivere se sono costretto a farmi sottomettere, non voglio vivere da schiavo, rivoglio indietro la mia libertà!

«Se devi vivere strisciando, alzati e muori»

Con questo pensiero che mi balena nella mente, mi alzo ed inizio a spingere fino a quando non riesco a liberarmi da quella presa feroce, e pur con le ossa rotte faccio un balzo in avanti ed inizio a correre.
Il bastardo spalanca gli occhi, ma i suoi riflessi sembrano più lenti del previsto; è troppo lontano, posso farcela, un salto e sarò fuori, nuovamente libero.
Ma mai mettere il carro davanti ai buoi; quel bastardo ha un alleato che proprio nel momento del salto chiude la finestra.
E’ troppo tardi per fermarsi o attutire il colpo, e quando la finestra è completamente chiusa la mia testa ci sbatte contro. Mi si sono rotti alcuni denti, ed in bocca ora sento il sapore del sangue.
Cado a terra, stanco, stremato e letteralmente distrutto.
E’ giunta la mia ora, ma almeno morirò potendo dire di aver lottato fino alla fine raggiungendo il traguardo con le mie forze.
Poi una forza celeste mi afferra dalla coda, quasi mi stia trasportando in paradiso, quasi la mia anima ora abbia un posto migliore dove stare; il bastardo urla, vuole avere l’onore di finirmi e di darmi il colpo di grazia.
Ma… c’è qualcosa di sbagliato! Non sto andando in paradiso, la forza celeste mi trascina fuori da quella casa, e quasi a scusarsi per il torto che sono stato costretto a subire, mi dona indietro la libertà.
Lentamente mi alzo, dolorante e tremante, ma tutto sommato felice.
Ho ricevuto la mia seconda occasione e da questa vicenda ho imparato una cosa che d’ora in poi sarà per me fondamentale:

«Mai rubare il formaggio da quella che sembra anche approssimativamente ad una trappola»

Ne va della vita di un povero topo!




Questo racconto forse potrebbe non avere significato apparente, ma è il risultato di una scommessa vinta e per questo l’ho pubblicato.
Il linguaggio elevato, donato al topo, è una tecnica per distogliere il lettore da ciò che il protagonista rappresenta realmente.
E poi, secondo me, i topi sono tutto fuorché stupidi.»

Potrebbe anche interessarti...

1 commento

  1. TI ODIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

    SEI UNO STRONZO U______U

    ti avevo sfidato cn la certezza che nn ce l’avresti fatta..UFFA!!!

    ma mò…mica devo fare una penitenza? HAHHAHAA

    ti voglio bene scè.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.