Le sue mani sfiorarono dolcemente la sua pelle in un tocco involontario, quasi invisibile, ma non per lui.
Un brivido lo percosse lungo tutta la schiena mentre lei gli parlava, ma poche parole giungevano alle sue orecchie troppo impegnato com’era a crearsi un mondo a sé stante.
Scivolarono giù, sopra i suoi jeans, era semplicemente appoggiata e fissa su di lui.

«Mi stai ascoltando?»

No, non la stava ascoltando, ma iniziò a guardarla negli occhi, quei bellissimi occhi castani, e le sorrise.
Troppe volte aveva sperato in silenzio, troppe volte si era svegliato di notte piangendo, troppe volte si era perso nei suoi occhi, incapace di proferire una sola parola.
E in quel momento erano lì, seduti uno di fronte all’altra, soli nel silenzio della città notturna.
Niente uccelli che cinguettavano, o passi su foglie secche; niente urla di bambini o musica ad alto volume.
L’unico rumore proveniva dallo scrosciare del fiume che scorreva dinnanzi a loro, impetuoso e allo stesso tempo mite, per il resto regnava la calma.

«Perché mi hai portata qui? »

Ancora nessuna parola usciva dalla bocca del ragazzo, il quale pose la sua mano sopra quella della ragazza assaporandone il calore.
Tremava, era agitata per via di quella strana situazione; iniziò a sfiorarle la schiena che subito chiuse gli occhi.
Un venticello freddo si alzò in quel luogo, spingendo dolcemente quei bellissimi capelli castani e portandosi con sé parte del loro fresco profumo di rose.
Avrebbe voluto che quell’attimo durasse in eterno, ma quel giorno si era deciso ad arrivare fino in fondo, e non era intenzionato a cambiare idea.
Lasciò la presa sulle sue mani e le chiese di tenere gli occhi serrati, solo per qualche minuto, solo finché tutto non fosse pronto, perfetto.
Si alzò e si sfilò le scarpe, scendendo poi la collina dirigendosi al centro del fiume; lei era ancora lì, ferma e immobile con gli occhi chiusi ed un sorriso incerto sul suo volto.
Era strana come situazione, lui che aveva sempre dubitato nell’amore nato da un’amicizia, stava per sconvolgere tutto.
La luna piena era alta nel cielo a quell’ora di notte, nemmeno una nuvola che tinteggiasse di un triste grigio quell’immensa felicità.
La paura di un ennesimo fallimento scorreva nelle sue vene, ma quella volta era diverso, quella volta il fallimento sarebbe stato totale.
Perché lei era tutto per lui, era diventata come una droga di cui ormai era in astinenza, una droga forse troppo pregiata per lui.
Le sue mani entravano nell’acqua, e con grande velocità ne spostava il contenuto finché fosse di suo piacimento.
Aveva scelto quel luogo perché da lì nasceva il fiume che passava per il centro città e voleva che fosse anche la fonte del suo primo vero amore.
Il suo primo vero amore con l’unica ragazza che in tutti quegli anni aveva mai amato, a prescindere da chi le ronzava intorno, dalla situazione sentimentale del momento o dalle infinite litigate per futili motivi.
Nella sua mente ricorreva sempre, costantemente, un solo pensiero fisso: lei.
La risalita sembrò durare il doppio, accelerato com’era il suo battito in quel momento; le prese le mani e la fece alzare.
Sembravano più calde, ma forse era dovuto all’acqua gelida di quel fiume.
La ragazza aprì gli occhi e guardò giù, mentre lui rimaneva in disparte, ignaro della reazione che quel suo gesto avrebbe creato.
Non disse niente, si limitò ad osservare in silenzio per qualche minuto.
Nel fiume alcuni sassi neri erano stati sistemati in modo da far risaltare un cuore con all’interno la scritta “Ti amo”.
Quando lo guardò i suoi occhi iniziarono ad essere inondati da lacrime, ma il suo viso era un viso felice.
Posò le sue calde mani sulle sue spalle e lo baciò, prendendolo quasi di sprovvista, ma bastò un attimo per farsi trasportare in quel mondo che per anni era stato solo nella sua fantasia, in un mondo dove esistevano solo loro due.
Fu un bacio lungo, passionale, illuminato dai caldi raggi solari di quell’alba nascente.
Lentamente si allontanarono dalla fonte, percorrendo mano nella mano la strada del ritorno mentre il silenzio attorno a loro scomparve.
Il cinguettio degli uccelli ed il rumore delle macchine che correvano sull’asfalto, la musica ad alto volume ed il rumore di passi di gente in ritardo.

Ma il mondo esterno non li sfiorava nemmeno, incatenati com’erano al silenzio del loro amore.

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5 commenti

  1. E’ bellissima, non ho parole

  2. Questa storia mi ricorda Luca e la Fra, me e Patrick, per un piano escogitato da Luca che valesse sia per me che per lui, dopo aver scritto su una panchina di fronte alla spiaggetta di Bolzano una frase del corvo.
    Bei ricordi,
    =Uriel=

  3. Molto bella! 😉

  4. Mi ha fatto venire in mente tanti bei momenti… Bravo e continua cosi

  5. Io l’avevo già letto 😛 😉

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