L’ultima cosa che ricordo di lei è stata quella porta che sbatteva, i vetri tremare ed il motore della sua “Ford Fiesta” urlare di rabbia e partire a tutta velocità.
E’ stata la nostra ultima conversazione, e tutto questo per…lui.
Vent’anni di amicizia buttati al vento…

Mi chiamo Sara, e sono cresciuta in una piccola città poco distante Roma, lontana dal fracasso della capitale ma allo stesso tempo abbastanza vicina a tutti i luoghi di interesse: un parco giochi sotto casa, un’edicola dietro l’angolo ed un supermercato a dimensioni ridotte che vendeva anche medicinali.
Avevo tutto a portata di mano eccetto… la compagnia di qualche coetaneo.
La mia famiglia ha sempre avuto problemi di soldi, per questo motivo iniziai le elementari quando ormai avevo compiuto i 9 anni.

Le scuole più vicine erano a 30 chilometri di distanza ed ogni mattina prendevo sempre lo stesso autobus, quello con una pubblicità vecchia di qualche decennio stampata sul fianco, e mi addentravo in quella grande nuvola di smog nero.
Nonostante tutto, da quel momento ho iniziato a vivere la felicità che fino ad allora mi era stata negata. (E fidatevi, una bambina che fino a 9 anni non ha conosciuto la felicità pura e limpida, è da compatire)
Ho conosciuto Claudia, la mia migliore amica, compagnia di giochi e, in futuro, “consulente matrimoniale”.
Avevamo due caratteri contrapposti, io ero solare e attiva, pronta all’avventura, lei era timida e chiusa.
Mi ci sono volute due settimane, ma alla fine siamo diventate amiche per la pelle e nessuno poteva dividerci.
Andavo spesso da lei a fare i compiti o a guardare un film insieme a qualche compagna di classe e qualche sua amica, molto raramente la facevo venire da me.
Chissà, forse mi vergognavo della situazione precaria dei miei genitori, mentre lei viveva tranquillamente nella sua casetta unifamiliare nel centro di Roma.
Eppure, non era il tipo da far pesare la fortuna che la vita le aveva donato, anzi, diceva che preferiva allontanarsi dalla città, di tanto in tanto, quasi i problemi del suo mondo non potessero entrare nel mio.
A 16 anni iniziarono le prime cotte, il seno cominciava a prendere forma e alcuni dei miei compagni, sebbene ancora tredicenni, si erano già avvicinati alle “droghe legali” come fumo e alcool.
Claudia si perse dietro gli occhi bellissimi di un ragazzo di terza superiore, Luca.

«Ai ragazzi più grandi non interessano le bambine…» continuavo a ripeterle, ma come si dice… l’amore è cieco!

Continuò a corrergli dietro fino a quando questo non si trasferì a Milano per motivi di lavoro, infrangendo in tanti piccolissimi pezzi il suo cuore dilaniato dal dolore.
Il morale di Claudia era così a terra che decisi di aiutarla a trovare un degno “chiodo di rimpiazzo” .
(Conoscete sicuramente la tecnica del “chiodo scaccia chiodo”)
Il giorno del mio compleanno le presentai Marco e rimasero entrambi così colpiti l’uno dall’altra, che da quel giorno ottenni il soprannome di “Cupido”.
Erano una bella coppia, e lo sarebbero stati per molto tempo se solo quel verme infame non si fosse scopato una bionda nella sua “Chevrolet” mentre Claudia passava, guarda caso, proprio lì accanto.
E addio al soprannome “Cupido”.
Superato lo scoglio della maturità decidemmo entrambe di aprire un salone di bellezza, uno dei nostri più grandi sogni di quando eravamo bambine e fu lì che conobbi il mio primo amore, l’uomo con cui ho passato l’anno più bello della mia vita, Andrea.
Era l’agente immobiliare che ci ha venduto il locale per iniziare la nostra attività, e la nostra situazione ci permise di ottenere anche un prezzo di favore!
Compiuti i 25 anni decisi di dare una svolta alla mia vita, allontanandomi per un po’ da quel mondo in una sorta di anno sabbatico.
Gli affari andavano bene, ero persino riuscita a dare una mano ai miei genitori con le loro bollette da pagare, ma avevo bisogno di staccare la spina, di fare un  reset della mia vita e ricominciare da zero, con persone che non mi conoscevano.
Salutai Claudia e partii con l’idea di trasferirmi a Milano, la città che più mi spaventava in assoluto.

«Salutate la nuova Sara!»

Da questo punto in poi comincia la mia discesa verso la fossa (Scavata da sola e con il solo ausilio delle mie mani. Spero che questo renda l’idea.)
Trovai un lavoro da barista in un pub in centro; mi divertivo da matti e molto spesso inventavo nuovi cocktail.
La gente mi parlava e per la prima volta in vita mia non mi sentivo addosso quello sguardo di pietà che mi aveva accompagnato per tutta la mia vita.
Fino a …

«Un Havana Cola, per favore. Poca Cola, tanto Havana» Uno dei tanti clienti stava cercando di attaccare bottone con me, per gentilezze lo assecondai.
«Bevi per dimenticare?»
«Bingo. La mia ragazza mi ha lasciato ed inizio ad odiare questa città. Tutto mi ricorda lei, direttamente o indirettamente. E se mi trasferissi a Roma

Mi scappò una risatina e lo guardai negli occhi. Era la prima volta che guardavo direttamente negli occhi un cliente e ora preferirei non averlo fatto.
Era.. Luca! Non era cambiato per niente in tutti quegli anni, o forse era cambiato abbastanza da far scoccare quella scintilla che prima non avrei mai creduto possibile.
Mi aveva riconosciuta fin da subito, disse, e mi chiese di uscire.
Accettai, ci scambiammo i numeri, gli diedi il suo Havana Cola e poi tornai al lavoro.
Ci siamo messi insieme qualche settimana più tardi, dopo un bacio da film sotto i fuochi di capodanno.
E’ stato come rivivere l’infanzia perduta, come trovare la metà della meta che ogni ragazza si aspetta nella vita.
Siamo tornati a Roma, in una casa comprata apposta per l’occasione, noi due soltanto, senza problemi.
Purtroppo non avevo ben calcolato che un problema mi aveva seguita sin dalla mia prima partenza, Claudia, e questo ci riporta all’avvenimento iniziale.

Eravamo sedute sul divano nuovo, pelle nera, di quella che appena sudi un po’ ti si attacca ai vestiti e butti giù tutti i santi del paradiso cercando di alzarti.
Sguardi di fuoco e un clima glaciale.

«Come hai potuto? Anni fa la sua partenza mi ha distrutto il cuore, e ora questo non ha fatto altro che darmi il colpo di grazia.»
«Claudia, sii seria! Sono passati quanti, dieci anni? Come fai ad essere ancora presa dopo tutto questo tempo? Era una cotta da adolescente, io invece lo amo, voglio fare di lui la ragione della mia esistenza, un giorno ci sposeremo e avremo anche dei bambini.
Vorrei che tu potessi capire la mia felicità… E comunque lui ti ha sempre vista come una bambina.»

Non rispose, si alzò e sbatté la porta d’ingresso e… beh, il resto lo sapete.

Ora ho 40 anni e le uniche notizie che ho di lei le ho avute da fonti esterne.
Ha chiuso il nostro salone, il nostro sogno comune, si è trasferita in un paesino sperduto sulle montagne del Nord Italia e pare si sia anche sposata, e con Andrea per giunta.
Quest’ultima notizia non può che farmi ridere, sembra un vano tentativo di fare a me quello che io avrei fatto a lei.
Vivrà una vita senza amore, una vita senza la possibilità di conoscere la sua metà, una vita monotona, e tutto questo a causa mia.
Nonostante tutto, mi guardo intorno e non mi sento in colpa, anzi, forse dovrei ringraziarla poiché grazie alla sua amicizia ho potuto incontrare Luca e raggiungere la felicità.
Non quella felicità che ho vissuto da bambina, ma una felicità da vivere ora, adesso.

Una felicità incondizionata che mi fa svegliare ogni mattina con un sorriso sulle labbra, sapendo che prima o poi la ruota gira.

E mentre ripenso al passato, apro quella lettera che mai più mi sarei aspettata di ricevere, perlomeno non da Lei.

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4 commenti

  1. BELLISSIMOOOOO PIGAAAA!!! Che brutta fine ha fatto Claudia…ma le sta bene!! A quando il continuo?

    1. Continuo? Io pensavo di concluderla qui xD

  2. Semplicemente stupendo.

  3. Veramente bellissimo!!!…chissà cosa le avrà scritto Claudia….

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