La pioggia scroscia sul parabrezza della mia macchina ed il rumore del tergicristalli è l’unico sottofondo musicale, per il momento.
Frizione, cambio, acceleratore, eseguo i movimenti come un automa, come me li hanno insegnati.
Al diavolo, premo a fondo l’acceleratore e la macchina scatta in avanti, ho bisogno di velocità, velocità e rumore che distruggano i pensieri nella mia testa.
Il motore urla, ruggisce, innesto al quarta, poi la quinta; sto andando veloce, troppo veloce.
Accendo la radio e metto un cd a caso, il primo che mi capita tra le mani, e alzo il volume al massimo… non l’avessi mai fatto.
Ora il tergicristalli è coperto dalla voce di Ligabue che cerca invano di tirarmi su di morale, non sapendo che in realtà non fa altro che peggiorarlo.

«Niente paura ci pensa la vita, mi han detto così»

A queste parole accelero ancora di più portando quasi il motore fuori giri.
La vita non pensa a nulla, non ci ha mai pensato.
Quand’è stata l’ultima volta che ho detto “Sono felice” credendoci? Quando? L’ho forse mai fatto?
Sì, quattro anni fa con quella ragazza, quella ragazza follemente innamorata di me e che io ho trattato malissimo, come mai nessuna ragazza dovrebbe essere trattata.
Devo calmarmi, fra qualche chilometro c’è un autovelox e se non voglio farmi ritirare subito la patente è meglio se comincio a rallentare.
Non ci riesco, il piede è bloccato, e  così anche la mia mente che ormai sta vagando tra pensieri, ricordi, sogni.
Quanti amicizie perse, quanti amori fittizi, quante storie mai iniziate.
Inizio a piangere, oddio, da quanto non lo facevo… Sembrava quasi che avessi finito tutte le lacrime per aver pianto troppo in passato.
Ora un fiume in piena scorre lungo il mio viso, offuscandomi la vista.
Non riesco a smettere, più mi asciugo gli occhi e più da questi sgorgano un’infinità di gocce salate.

«Quelli come me, si svegliano a metà, rimangono coi sogni mezzi aperti»

Io ho passato una vita da “sveglio a metà”, una vita di illusioni, delusioni, tristezza.
Ed è in quel momento che ripenso all’unico motivo che ancora tiene bloccato il mio piede, lei, l’unica musa ispiratrice che io abbia mai desiderato.
Capelli castani, occhi marroni e quel suo visino da bambina innocente che ormai non è più; quelle sue fossette quando ride, i suoi pugni quando non l’ascolto e quella sua voce dolce e melodiosa.
Diavolo, io che ho sempre odiato l’amore mi ritrovo ad urlare al mondo di essere innamorato, innamorato perso, e della ragazza sbagliata, come sempre dopotutto.
Quante volte credevo di aver trovato la ragazza giusta, quante volte ho detto “Lei è diversa” e poi la ritrovavo in discoteca avvinghiata ad un tipo appena conosciuto.
Quante volte sono stato costretto a soffrire in silenzio, ad urlare dentro e a reprimere le lacrime solo per quel maledetto “senso di responsabilità” che mi blocca.
Ma ora basta, niente più blocchi.
Passo davanti all’autovelox a tutta velocità, fottendomene di quello che avevo detto poco prima; il flash dietro di me mi fa capire che quel pezzo di carta rosa, ormai, non vale più nulla.
Poco importa, ormai tutto ha perso di valore nella mia vita.
Non riesco più a mangiare, non riesco più a sorridere, non riesco più a VIVERE.
E tutto questo per colpa di quegli occhi che mi hanno succhiato via l’anima e la voglia di andare avanti.
Tutto questo per una serata andata male dove ha trovato quello che ora dice essere “l’amore della sua vita”.
Non posso uscire e rischiare di incontrarli mano nella mano, come una coppietta felice, non posso fingere altri sorrisi, non posso ridere se qualcuno fa una battuta.
Il mio mondo ormai è andato distrutto in mille pezzi, e con gli occhi ancora dilaniati dal dolore faccio l’unica cosa che in quel momento mi viene in mente, l’ultima accelerata.
Il motore è ormai fuori giri ed implora pietà; l’avrai caro mio, l’avrai.
Sterzo dove non dovrei e finisco fuori strada; la macchina si cappotta ed inizia a girare su sé stessa, distruggendosi in ogni minima parte.
L’airbag che avrebbe dovuto salvarmi mi sta invece togliendo quel poco di ossigeno rimasto mentre la macchina finisce nel fiume.

«Ci riposiamo solo dopo morti. »

Finalmente uno strano senso di … felicità, tranquillità, relax.
Nella mia mente ormai non ci sono più pensieri, sogni, felicità, incertezze, dubbi…
Nella mia mente ormai c’è solo pace ed una strana luce che mi sento quasi obbligato a seguire.
Ma poi qualcosa mi blocca e voltandomi vedo il mio corpo senza vita; più in alto, ancora attaccate, una serie di foto: i miei genitori, io e i miei amici al concerto del Liga, il mio ultimo anno di superiori…
Preso dallo sconforto e della malinconia torno indietro e con tutta la forza apro la portiera, uscendo ed iniziando a nuotare verso la riva.
Mi sdraio a terra, con lo sguardo rivolto verso il cielo. Ha smesso di piovere e da quella posizione riesco a vedere il sole che sorge.
Sorrido, sorrido nella disgrazia perché so che nonostante tutto il sole sorgerà anche nella mia vita.
E mentre vedo la macchina affondare, il rumore di sirene sempre più vicine mi riporta al mio senso di responsabilità.

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