«Dopo un attimo di incertezza lascio la porta aperta, non sono solita chiuderla, e poi qui tutti sanno già quello che sta per succedere.
La porta chiusa a chiave farà parte della versione ufficiale dei fatti.
Sulla scrivania quella lettera ancora da finire e quella poesia di quel lato di me che nessuno conosce.

“Ad Hollywood ti pagano 1000 dollari per un bacio e 50 centesimi per la tua anima.”

Per tutti sono la “bionda svampita” dei film americani, perfetta sotto ogni punto di vista, stupida per il solito “cliché”, un uragano di fascino buono solo sul set cinematografico.
Mai il trucco sbavato dalle lacrime o i capelli spettinati come in questo momento, mai un’incertezza o un dubbio fuori dalla scena, dopotutto ogni problema si può sistemare con il denaro, no?
Mi siedo portandomi la mano al viso e asciugando quelle gocce di amara tristezza che, a poco a poco, mi svuotano completamente.
I soldi non ripagano nulla, non ripagano l’infanzia terribile che sono stata costretta a vivere, non ripagano falsi amori a cui ho donato tutto per poi ricevere nulla, non ripagano l’impossibilità di avere figli dopo il terzo aborto.
Sono stata licenziata dall’ultimo film, la depressione mi ha portata a bere, le pillole mi fanno cambiare umore da un momento all’altro, ero sempre in ritardo… dopotutto non li biasimo.
Rileggo per l’ultima volta quella lettera per l’unico uomo che abbia significato veramente qualcosa, che abbia creduto sempre in me.
E’ stato un amico, un vero amico, uno di quelli che non lasceresti andare per niente al mondo,
è stato il mio truccatore personale, quello che mi ha seguita fin dal primo film, ancora quando ancora la gente che incontravo per strada mi salutava con il mio vero nome.

“Promettimi una cosa” gli dissi
“Qualsiasi cosa”
“Promettimi che se mai mi succederà qualcosa, ti prego, nessuno deve toccare il mio viso all’infuori di te. Promettimi che mi truccherai, così avrò il mio aspetto migliore quando me ne andrò.”
“Ma certo” ci scherzò lui “Portami il corpo quando è ancora caldo e lo farò!”

Sigillo la busta e la impacchetto con quel regalo di Tiffany preso per l’occasione, avvolgo il tutto in un sacchetto azzurro e con un fermaglio d’oro blocco delle banconote.
Manca un ultimo passo prima della partenza, prendo il libretto degli assegni e lo compilo.
Ventimila dollari per la donna che mi aiuterà a fuggire, mi sembra un degno compenso.
Dopotutto il suo è il compito più facile, deve solo mentire.

“Il mio involucro invecchia, ma io devo ancora nascere.”

E’ così che mi sento ormai, 36 anni fuori, ma dentro eterna bambina.
Non mi hanno mai lasciata giocare nemmeno con una casa delle bambole, “Sei già grande, devi pensare a recitare, è quella la tua strada” dicevano.
E nonostante gli ostacoli, nonostante la gente non mi ritenesse adatta, all’altezza, io ce l’ho fatta, ho coronato il mio sogno, ed è proprio con questa passione che me ne vado, recitando la mia ultima parte.
Vorrei essere felice, ma chi lo è?
Mi spoglio e completamente nuda mi stendo sotto le coperte, preparandomi ad un lungo sonno.
Prendo quel flacone di barbiturici e calo il sipario. »

Qualche ora più tardi la sua infermiera personale entrò nella camera ritrovandola priva vita, nuda, distesa sul letto e con in mano ancora quel flacone di medicinali.

«Vieni a mezzanotte, non prima. Sai quello che devi fare, la tua ricompensa sarà sulla scrivania. »

Nonostante fosse deciso ormai da tempo, non poté non piangere di fronte alla morte prematura della giovane attrice.
Una carriera, una vita, un amore… stroncati da quella depressione.
La donna prese l’assegno e, come d’accordo, corse a consegnare quel pacchetto al truccatore della giovane.
L’uomo scoppio in lacrime, ma adempii alla sua promessa, scolandosi una bottiglia di whisky per far tacere le urla di quel dolore lancinante che gli provenivano da dentro.
L’attrice aveva allegato a quel fermaglio d’oro la sua ultima paga per il suo ultimo compito, e in quella lettera lo ringraziava di tutto congedandosi con poche parole, ma d’impatto.

“ Mentre sono ancora calda. ”

Ancora oggi l’infermiera afferma di non sapere nulla sulla morte dell’attrice.
Diceva sempre di voler partire “per un posto migliore”.

E forse, finalmente, c’è riuscita, fra i clic delle macchine fotografiche ed il ronzio delle cineprese che non accennano a diminuire nemmeno anni dopo la sua morte.

Addio Marilyn Monroe, addio Norma Jeane Baker.

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