Era bellissima seduta sul letto della mia camera d’albergo.

Avevo appena finito di lavorare, dovevano essere tipo le 4 di notte, ma come al solito non avevo sonno.
Salii le scale con la testa bassa e il cervello che scoppiava; avevo veramente bisogno di fermarmi un attimo e di far tacere tutte quelle voci nella mia testa.
Del resto, all’aeroporto c’era sempre un gran viavai di gente, tante richieste e pochi attimi di relax.
La trovai lì, appoggiata dolcemente sulla porta della mia camera con in mano due lattine di Heineken e sul volto un sorriso che avevo paura ad interpretare male.

« Inizialmente avevo pensato di lasciarti dormire in pace, ma poi mi sono ricordata che non hai mai sonno e così… »

Presi la birra e ricambiai quel sorriso, invitandola ad entrare.
Dopotutto, aveva ragione. Un po’ di compagnia poteva solo farmi bene e, magari, conciliarmi il sonno accanto ad una bella ragazza.
Lei si sedette sul mio letto, io andai nella mia “cucina” personale  (Un misero mini frigo) e presi altre due birre; si sa che una non è mai abbastanza no?

«Sai, non avrei mai pensato di diventare così “intima” con un ragazzo in così poco tempo. Dovrai credere che io sia una facile.»

Quel sorriso ambiguo… continuavo a guardarla obbligandomi a credere di sbagliarmi.
In quel momento si alzò e venne verso di me, incatenandomi in un abbraccio e inebriandomi di quel suo profumo.
Ironia della sorte, era l’unico profumo in grado di farmi perdere la testa… Che lo sapesse?
Sempre rimanendo abbracciati alzò lo sguardo mostrandomi quegli occhi verde smeraldo che luccicavano sotto la luce al neon del lampadario.

« A che ora riattacchi? »
« Stasera alle 8. »

Era bella, bella come mai avevo potuto vedere, bella e incantevole come una sirena.
Le schioccai un bacio sulla guancia, lo faccio sempre con le ragazze a cui tengo, ma questa volta accadde qualcosa di diverso.
Quel semplice bacio in amicizia si trasformò in qualcosa di più, le nostre labbra si cercarono e si trovarono, unendosi in un bacio così intenso da farmi ricordare l’ultima volta che provai una sensazione simile.

La mia ultima ragazza, Michelle… Ci eravamo lasciati il giorno della mia partenza per questa nuova avventura lavorativa.
Entrambi sapevamo che una storia a distanza non sarebbe mai potuta funzionare, soprattutto non con un lavoro all’aeroporto che mi prendeva la maggior parte del tempo e il restante lo passavo a… rilassarmi.
Anche Michelle era bella, ovviamente, e forse fu stupido pensarla proprio in quel momento, mentre una ragazza si donava a me, completamente.

Mi allontanai dai miei pensieri passati e mi concentrai sul presente, prendendola in braccio e lanciandola letteralmente sul letto.
Eravamo due belve affamate e, almeno per me, era passato troppo tempo dall’ultima volta per non goderne appieno in quel momento.

Iniziai a baciarla in ogni punto del suo corpo non coperto dai vestiti, e mentre la sua voce ci sottolineava pazzi, le sue mani mi incitavano a continuare.

«Mio Dio, ma cosa stiamo facendo… il mio ragazzo è nella stanza affianco, potrebbe sentirci.»

Ebbene sì, si dice che il lupo perda il pelo ma non il vizio… ed è proprio vero!
La mia mente ebbe un altro flashback, l’inizio della mia storia con Michelle era stato qualcosa di simile…
Bisogna dire che seppur in seguito la nostra storia sprizzasse amore e romanticismo da tutti i pori, non è sempre stato così.
La prima volta che ci siamo conosciuti è stata al carnevale di Venezia; lei era in vacanza con il ragazzo di cui era follemente innamorata da 7 anni, ma fu me che scelse dopo quel folle pomeriggio di sesso nella biblioteca pubblica.
Eravamo due animali, non sapevamo farne a meno. Ci incontravamo tutte le sere durante la nostra vacanza, finendo così per farci scoprire.
Diciamo solo che non sono certo il tipo adatto ad una scazzottata, anzi, preferirei volentieri farne a meno ogni volta.
Quella volta furono alcune ossa rotte e un occhio nero a portarmi in ospedale, ma a mia sorpresa lei mi seguì, abbandonando per sempre il suo ragazzo.
Perlomeno avevo guadagnato quello che volevo.
Lei rimase con me, sempre, tenendomi la mano mentre il mio corpo reagiva alle cure e si riprendeva a vista d’occhio.
E’ fantastico come io riesca a legare con le ragazze in così poco tempo, dev’essere un dono!

Tornai alla realtà proprio nel momento sbagliato, sentendo bussare alla porta con fare deciso, mascolino.
Il tipico suono del ragazzo incazzato, ed io purtroppo lo conoscevo bene.
A malincuore mi alzai, indicandole l’unico punto della stanza non visibile subito dalla porta d’entrata e lentamente, quasi mi sentissi un condannato a morte che si dirige verso il patibolo, andai ad aprire.
Non ebbi nemmeno il tempo di capire chi fosse che mi ritrovai seduto a terra con il naso sanguinante e la testa dolorante.
Passarono pochi secondi che anche il mio stomaco venne colpito, calci a ripetizione questa volta, così violenti che mi sembrò quasi di vomitare il mio stesso fegato.
Seguirono poi altri pugni in faccia, la mia testa batté per terra e tutto il mondo attorno assunse un colore grigiastro ed i suoni diventarono ovattati.
Sentii la voce della mia “dama da compagnia” urlare a quell’individuo di fermarsi, la sentii beccarsi uno schiaffo per colpa mia e poi… buio totale.
Nel sonno mi parve quasi di sentire la mia amante di quella notte parlare di me.

« Lo so, abbiamo esagerato, ma è strano, è come se fossimo attratti l’uno dall’altra e non potessimo fare nulla per cambiare le cose.
Amo il mio ragazzo, dopotutto mi sono fatta tutti questi chilometri per venirlo a trovare nonostante sia molto impegnato con il lavoro, ma con lui non c’è tutta quella passione.
Forse è normale, si dice che la passione si affievolisca con il passare degli anni e forse io avevo bisogno di fare un’esperienza nuova.
So che non ho scuse, che la colpa è soprattutto mia, e per questo farò in modo di sistemare le cose.
Non sono una ragazza facile, non lo sono mai stata. »

Mi risvegliai in ospedale, ricordandomi solo il breve viaggio in ambulanza con quell’infermiera che cercava di tenermi sveglio in ogni modo.
Uno strano senso di deja vu mi assalì; avevo già vissuto una situazione del genere anni prima, con Michelle, ma qualcosa quella volta era diverso, forse la parte più importante, quella in cui speravo dall’inizio di tutto: la sedia accanto al mio letto era vuota.
L’infermiera disse che una ragazza era venuta a chiedere come stessi e che poi se n’era andata, lasciandomi solo un misero bigliettino.

« Scusami, non ci saremmo dovuti spingere così in là. Hai qualcosa che mi fa perdere la testa e per questo forse è meglio che passi il resto della mia vacanza in un altro albergo. Non ti dimenticherò, ma amo il mio ragazzo e farò di tutto per sistemare il casino che abbiamo combinato.»

Un nuovo flashback assalì la mia mente, ricordando il primo giorno che la vidi in aeroporto.
Era bella, anche se con il viso stanco dovuto al lungo viaggio.
Ho convinto il ragazzo alla reception a darle la camera accanto alla mia per poterla avere sempre vicina, per poter flirtare quando il suo ragazzo era a lavoro.
Era bello perché sembrava starci, ormai conoscevamo i nostri orari e ci incontravamo sempre e costantemente per i corridoi.
Giusto pochi secondi, qualche frase e qualche sorriso complice, ma quei sorrisi erano molto meglio di inutili discorsi monotoni.
Con rabbia strappai quel bigliettino e mi gettai inerme sul letto, abbracciando il cuscino.
Non è così che doveva andare, non è così che me l’ero immaginata.
E sapete la cosa più triste di tutta questa storia?
Non penso fossi veramente innamorato di quella ragazza, forse era semplicemente un capriccio infantile, ma lei era ciò di cui avevo bisogno in quel momento, e niente e nessuno avrebbe potuto farmi cambiare idea.
Ad eccezione di…

Chiusi gli occhi un secondo,  analizzando la situazione, quando un profumo nuovo mi assalì.
Era un profumo che non sentivo dal giorno della mia partenza;  riaprii gli occhi e guardai accanto a me.
Ora su quella sedia  era seduto il mio primo vero amore, l’unica che si sarebbe fatta 1000 chilometri solo per vedermi, l’unica che non mi sarei mai aspettato di vedere.

«Michelle…» dissi, ma lei mi azzittii ponendo il suo dito sopra le mie labbra.
«Volevo farti una sorpresa per il tuo compleanno, dato che è la prossima settimana,  ma a quanto pare l’hai fatta tu a me la sorpresa.»
Tentai di parlare ma mi bloccò ancora.
«Non mi devi dare nessuna spiegazione, ci eravamo lasciati e avevi il diritto di fare tutto quello che volevi con chi volevi. Certo che sei così attaccato al passato da volerlo proprio rivivere in tutto e per tutto eh?»
Mi sorrise e fu allora che capii… nonostante tutto, lei c’era e ci sarebbe sempre stata.
Era la mia metà perfetta.
Prese la mia mano e mi guardò con quello sguardo che qualche ora prima avevo visto sul volto di quell’altra ragazza.

«Ora sono qui. Tutto il resto non conta.»

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