Altra notte insonne, l’ennesima da sei lunghi mesi.

Il mondo all’interno di quella stanza pare essersi fermato, manca l’aria e l’orribile suono della ventola di quel pc rimbomba nelle sue orecchie nonostante abbia le cuffie collegate al suo Ipod ed il volume sparato al massimo.
Fa caldo, troppo per essere una notte di inizio febbraio, così caldo da poter girare per casa in mutande e a petto nudo quasi fosse il primo di agosto.
Lunghe linee di codice scorrono dinnanzi a lui su quello schermo che da un po’ di tempo funge come unico amico; scritte verdi, errori incomprensibili, mal di testa.
Con le mani nei capelli prende una decisione e con una violenza repressa strappa il cavo del computer, il quale si spegne di colpo salutandolo con un flash di colore bianco.
Non aveva nemmeno salvato le ultime modifiche, ma chi se ne frega, di certo avrà tempo l’indomani per ricominciare da capo.

Il silenzio ora regna sovrano in quella camera, e dopo essersi messo una maglietta pesante ed un paio di pantaloni esce in balcone, inalando aria pulita e mettendosi in ascolto dei suoni che quella notte/mattina presto ha da offrirgli.
L’acqua che scorre nelle tubature, leggera, lo sbatter d’ali di giovani passerotti che iniziano la loro frenetica giornata senza pensarci, senza criticare, senza lamentarsi.
Non domandano il motivo dei loro compiti, eseguono senza fiatare.

Il solito motorino passa sotto al suo balcone, noncurante di quella che dovrebbe essere un’area pedonale, ma dopotutto sarà un giovane “discotecaro”, uno di quelli che avrà appena finito ora di provarci con qualunque cosa respiri nel club più “IN” della città.

In lontananza, tra i vari alberi che delimitano il confine con le case vicine, iniziano ad intravedersi i raggi di quel sole spendente che illuminerà e riscalderà sicuramente la giornata.
In quel momento l’unica cosa di cui ha veramente bisogno è un po’ di fresco, dopo la sauna in quella camera, rinchiuso a programmare chissà quale diavoleria, per chissà quale motivo.

In un attimo la sua mente partorisce una delle idee più folli, un’idea che gli sarebbe sempre piaciuto mettere in pratica, ma per mancanza di tempo non gli si è mai presentata l’occasione.
Rientra in camera e aprendo l’armadio tira fuori la chitarra impolverata, rimasta inutilizzata da tempo, e chiudendosi leggermente la porta dietro di sé si siede su quella sedia, in quell’angolino quasi lontano dal mondo, ed inizia a suonare.

Gli accordi si susseguono con una tale armonia da sembrare quasi un suono unico, e per quanto il suo tocco sia delicato, è anche deciso, limpido.
Lentamente le luci del giorno si accendono, ma lui non ci fa caso, perso com’è nella sua musica, perso tra quelle note, tra quelle canzoni, tra quella vita.

Un signore con il cane guarda in alto, incontrando il suo viso, ed iniziando a canticchiare qualcosa seguendo il ritmo di quella canzone.
Non importa chi sia, il suo nome o la sua cittadinanza, quel che importa è che la sua melodia l’ha reso allegro, felice.
Anche il cane pare scodinzolare a ritmo di musica.

In pochi minuti sotto di lui un mini pubblico inizia ad ascoltare, attento, curioso.
Molti domandano perché sia lì fuori, perché così presto e perché stia suonando senza sosta da ore.
Nessuna risposta, solo un intreccio di note con tonalità sempre diverse, mai gli stessi accordi, mai lo stesso ritmo.
E’ come se in quella notte e con quella chitarra avesse potuto dimenticarsi dei suoi problemi per qualche ora soltanto, giusto il tempo di ricrearsi una realtà alternativa.
Infatti sorride, sorride come se niente e nessuno potesse distruggere il suo umore.

Sente l’euforia scorrere dentro le sue vene,  sente che quella è la strada giusta per iniziare quella giornata, così inizia a cantare a voce così bassa voce tanto che il suo pubblico fatica a sentirlo pur restando in assoluto silenzio.

“In un mondo che delude, non c’è bisogno di alcun Dio.
In un mondo che scompare, trovo il senso alla mia vita.
In un mondo, nel mio mondo, ci son io se ci sei tu.”

In un attimo tutto tace, la porta della sua camera si apre ed uno sguardo cupo gli ricorda di scendere dal suo piedistallo, rientrare in casa e prepararsi psicologicamente ad una giornata uguale alle precedenti.
Rientra, salutato con un lungo applauso dal suo pubblico affezionato, affezionato perlomeno per quella notte.

Riattacca la spina del suo pc e lo riaccende, pronto a rigettarsi nella sua quotidianità, ma questa volta è diverso, nonostante tutto ha trovato la sua via di fuga.
Non ci sono treni che fischiano nei suoi momenti di dolce follia, solo un portone blindato, e per entrarci basta una chiave di Sol e sei corde pronte ad ascoltare i suoi pensieri.

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2 commenti

  1. bella e molto intensa!! Bravo Piga 😀

  2. Mi è piaciuto, soprattutto l’inizio. Ben scritto, scorrevole. Forse uno dei tuoi migliori.

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